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Sistemi educativi in Europa: Italia fanalino di coda?

Quando si parla di sistemi educativi, si fa naturalmente riferimento agli Istituti Scolastici di ogni grado, che all’interno di uno Stato hanno lo scopo di formare i cittadini del futuro

Di Marco Catalani
07/02/2022
in Editoriale
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Tornano i Cataloghi Formativi di Fondimpresa, uno strumento per la formazione continua e superiore dei lavoratori in forza alle aziende aderenti al fondo che ha riscosso un certo successo nel 2022. Lo scorso avviso infatti aveva previsto 3 differenti sportelli con 40 milioni di euro di risorse disponibili e una capacità, per gli Enti attuatori accreditati presso il fondo, di presentare progetti ad ogni scadenza pari al 10% della propria qualifica di accreditamento. Il successo di questo avviso è stato così importante e la partecipazione così alta che il fondo, in due differenti momenti, ha dovuto stanziare un aumento della dotazione finanziaria, di 20 ulteriori milioni di euro in entrambi i casi, raddoppiando praticamente la dotazione iniziale disponibile. Con l’Avviso n. 2/2023 “Competenze di base e trasversali”, Fondimpresa torna sul tema già affrontato l’anno precedente e mette a disposizione delle aziende aderenti un’offerta formativa finalizzata allo sviluppo delle competenze di base e trasversali dei lavoratori, mediante la qualificazione di Cataloghi formativi predisposti dai Soggetti qualificati presso l’Elenco dei Soggetti Proponenti del Conto di Sistema del Fondo, esattamente come era avvenuto l’anno precedente. Come per l’Avviso 2-2022 anche questo è strutturato in due fasi distinte, tra loro propedeutiche e complementari: • Domanda per la qualificazione dei Cataloghi formativi dove gli Enti proponenti potranno presentare, previa analisi dei fabbisogni del contesto e del territorio in cui operano, domanda di qualifica del proprio catalogo formativo • Successivamente una volta qualificati i cataloghi potranno presentare una domanda di finanziamento dei Piani formativi in cui avranno coinvolto aziende beneficiarie interessate ad alcune delle materie disponibili sui cataloghi qualificati in precedenza. La domanda di qualificazione del Catalogo formativo potrà essere effettuata esclusivamente dagli enti già iscritti, alla data di presentazione della domanda, nell’Elenco dei Soggetti Proponenti qualificati presso il Conto Sistema da Fondimpresa, pertanto le aziende beneficiarie della formazione dovranno prendere contatto con questi Enti di Formazione per poter accedere ai corsi disponibili sui cataloghi formativi qualificati dal Fondo. Il Catalogo sarà valido per tutte le regioni di qualificazione del Soggetto proponente e consisterà di un insieme di corsi formativi strutturati per conoscenze e competenze, individuate nell’Elenco di riferimento adottato da Fondimpresa, comprendendo per queste ultime idonee attività di valutazione finalizzate al rilascio all’allievo di una attestazione degli apprendimenti acquisiti trasparente e spendibile, un passaggio importante già presente all’interno dell’Avviso 2-2022 precedente, che consentiva di realizzare così solo interventi formativi che avessero un riconoscimento valido anche fuori dall’azienda dell’appartenenza del lavoratore che ha fruito della formazione finanziata. L’Elenco delle Competenze che il Fondo ha preso in considerazione è definito nei seguenti ambiti, coerenti con la suddivisione definita dalla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente (2018/C 189/01): • A. COMPETENZE ALFABETICO FUNZIONALI • B. COMPETENZE MATEMATICHE E COMPETENZE IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA • C. COMPETENZE PERSONALI, SOCIALI E CAPACITÀ DI IMPARARE AD IMPARARE • D. COMPETENZE IN MATERIA DI CITTADINANZA • E. COMPETENZE IN MATERIA DI CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALI • F. COMPETENZE MULTILINGUISTICHE • G. COMPETENZE DIGITALI • H. COMPETENZE IMPRENDITORIALI La domanda di qualificazione del Catalogo potrà essere presentata dai Soggetti Proponenti Qualificati presso Fondimpresa, attraverso la piattaforma informatica PSP di Fondimpresa a partire dalle ore 9:00 del giorno 5 giugno 2023 ed entro e non oltre le ore 13:00 del giorno 27 giugno 2023. Le domande di finanziamento dei Piani formativi possono essere presentate esclusivamente dagli enti già iscritti, alla data di presentazione della domanda di finanziamento, nell’Elenco dei Soggetti Proponenti qualificati da Fondimpresa e titolari di un Catalogo formativo inserito nell’elenco dei Cataloghi qualificati. Gli enti possono presentare la domanda di finanziamento esclusivamente singolarmente e la novità che sembra esserci per questo avviso è l’aumento della capacità di presentazione di ogni soggetto pari al 15% del valore del proprio accreditamento. I Piani formativi, composti dei corsi contenuti nel Catalogo al quale si riferiscono, possono essere presentati esclusivamente attraverso la piattaforma informatica messa a disposizione da Fondimpresa ai Soggetti Proponenti, nelle seguenti finestre temporali: • dalle ore 9:00 del 16 ottobre 2023 e fino alle ore 13:00 del 31 ottobre 2023 • dalle ore 9:00 del 07 maggio 2024 e fino alle ore 13:00 del 21 maggio 2024 • dalle ore 9:00 del 16 settembre 2024 e fino alle ore 13:00 del 30 settembre 2024 Le aziende interessate quindi dovranno tenere traccia di queste finestre per comprendere quando potranno partecipare ad attività formative finanziate facendo riferimento ai cataloghi formativi presentati dagli Enti Proponenti. La dotazione finanziaria stanziata è di 40.000.000 €, questo di sicuro consentirà, anche in virtù della precedente esperienza fatta con l’Avviso 2-2022 di far competere, salvo aumento di ulteriori risorse, come già avvenuto in passato, meno Soggetti Proponenti rispetto allo scorso anno e di stringere forse maggiormente le maglie nella presentazione dei cataloghi formativi da parte del Fondo. Maggiori informazioni, testo integrale dell’avviso, modulistica ed altri allegati sono disponibili nella pagina ufficiale dell’Avviso 2-2023 sul sito di Fondimpresa.
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E’ indubbiamente complicato fare dei paragoni tra i vari Stati in quanto ciascuno di questi adotta un modello diverso. Sia in termini di suddivisione dei cicli scolastici, sia per quanto riguarda la loro durata e infine circa l’offerta formativa di ognuno. Oltre al fatto che esistono Istituti Pubblici e Privati, con differenti approcci e politiche didattiche, in qualche modo correlate anche alla loro stessa sopravvivenza economica.

Proviamo comunque a fare un bilancio sui sistemi educativi in Europa, per vedere anche come si colloca l’Italia.

L’educazione è uno dei temi chiave

L’educazione è un tema serio, anzi molto serio: il modo in cui è organizzata può influire notevolmente sulla qualità e preparazione dei giovani di ogni Paese e sulla loro vita futura, soprattutto quella lavorativa, ma non solo.

Esistono tuttavia degli standard statistici che tentano di organizzare in categorie più o meno omogenee i percorsi educativi e riescono in qualche modo a metterli a confronto: è il caso delle informazioni di Eurydice – la rete europea che analizza e coordina il funzionamento dei sistemi scolastici nazionali – che prende in considerazione le strutture della scuola dell’obbligo dei diversi paesi europei e cerca di individuare le caratteristiche di un sistema educativo efficace e, allo stesso tempo, inclusivo.

Un tema molto attuale, specie in questo momento storico, dopo la pandemia Covid19, il ricorso forzato alla DAD (Didattica a Distanza) e i soldi messi sul piatto con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che mette a disposizione 19 miliardi e mezzo di euro circa per il potenziamento dei servizi dell’istruzione, dagli asili nido fino all’università in Italia.

Secondo i report forniti da Eurydice un percorso scolastico è efficace non solo per la qualità della didattica, ma anche per la possibilità di rendere l’accesso a questa equo e inclusivo.

Su questi ultimi due parametri dubbi sembra non ce ne siano: la scuola Pubblica continua ad avere una fondamentale utilità per fare in modo che chiunque abbia la possibilità, oltre che l’obbligo, di frequentare una serie di cicli di formazione che a partire dall’infanzia e per tutta l’adolescenza, fino ad affacciarsi all’età adulta, gli consenta di avere le stesse opportunità a prescindere dal ceto sociale ed economico di provenienza.

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Circa l’efficacia invece si potrebbero nutrire una serie di dubbi. Innanzitutto sui report proposti dagli istituti di statistica di tutta Europa si snocciolano numeri riferiti alla percentuale di studenti che ottengono un diploma o una laurea, alle performance del sistema di istruzione, mettendo in risalto eventuali gap in determinate materie.

L’ultimo report di Euridyce ad esempio ci dice che nelle competenze in matematica l’Italia se la cava peggio che nella lettura, con oltre il 30% di studenti con scarsi risultati e all’undicesimo posto in Europa per divario.

Insomma che non siamo molto forti in matematica e in generale nelle cosiddette materie STEM (Science, technology, engineering, and mathematics) in Italia è un dato di fatto e forse non ci stupisce molto.

Ma qui siamo ad un livello della conoscenza di argomenti di studio, si sta parlando insomma di istruzione, cioè di quel processo di trasferimento di nozioni dal docente agli studenti o dai libri agli studenti di nozioni, da applicare poi magari a casi pratici (risoluzione di problemi, esercizi, etc.).

La domanda provocatoria però che vogliamo porre è: i sistemi educativi servono appunto a “educare” o a trasferire semplicemente nozioni agli studenti e alle studentesse? E soprattutto queste istruzioni e nozioni fornite e trasferite nella mente degli studenti che tipo di applicazione trovano effettivamente nella loro vita quando saranno adulti? Dipende. Forse dal tipo di lavoro che si troveranno a fare.

In effetti, per abituare gli studenti, almeno quelli della scuola secondaria superiore, al mondo del lavoro si è ben pensato di attivare percorsi di alternanza scuola-lavoro, che hanno poca utilità visto che si tratta di alcune decine di ore passate in azienda,  non certo a lavorare visto che si tratta di studenti, per cui non se ne capisce l’utilità effettiva.

D’altro canto. le persone, da quando sono alunni o studenti, dovrebbero avere l’opportunità di fare qualcosa che gli interessi per avere ottimi risultati, e non è detto che costringerli ad ascoltare qualcuno (i docenti) che ogni giorno cerca di ripetere nozioni che a loro volta gli studenti dovranno essere bravi a ripetere qualche giorno dopo all’interrogazione, sia proprio la strada giusta.

Ogni uomo ha diritto di fare ciò che lo rende felice: gli antichi greci parlavano di “eudaimonia”, quando parlavano di felicità, che tradotto letteralmente significa qualcosa come “il bene dell’anima”. Ecco la ricerca del bene del proprio spirito dovrebbe animare l’interesse degli studenti e per questo servono sicuramente docenti competenti.

Docenti competenti cosa significa? I nostri sono tutti preparati: laureati, con un corso aggiuntivo di abilitazione all’insegnamento, selezionati tramite concorso pubblico, cosa vogliamo di meglio?

Certo la preparazione sulle nozioni è importante, bisogna sapere le cose che si andrà ad insegnare, ed inoltre per superare un concorso pubblico bisogna saper rispondere correttamente ai test che vengono somministrati per poter essere assunti. Poi si rimane 30 o 40 anni ad insegnare, magari la stessa materia a vita.

E’ probabile che sia questo il problema dei gap che riscontriamo nei nostri ragazzi: docenti preparati sulle nozioni, ma non preparati sul suscitare l’entusiasmo e la realizzazione vera di ciò che rende i loro studenti felici ed appassionati a ciò che stanno ascoltando.

Inoltre, si potrebbero nutrire dubbi sulla capacità della scuola di saper davvero “educare”. Secondo il vocabolario Treccani educazione è “il processo attraverso il quale vengono trasmessi ai bambini, o comunque a persone in via di crescita o suscettibili di modifiche nei comportamenti intellettuali e pratici, gli abiti culturali di un gruppo più o meno ampio della società”.

Tra le finalità dell’educazione l’istituto Treccani ci dice che: “sulla natura e le finalità proprie dell’educazione le opinioni divergono in ragione dei differenti orientamenti filosofici e culturali sottesi alla riflessione pedagogica. L’accento cade, di volta in volta, sui valori etici dell’educazione o sui contenuti del sapere da trasmettere e acquisire, sulla necessità di promuovere la formazione del soggetto, la sua autonomia e libertà ovvero di assicurare l’integrazione dell’individuo nella società tramite l’assimilazione di modelli e comportamenti che ne garantiscono la conservazione e lo sviluppo.”

Autonomia, libertà, integrazione nella società si ottengono attraverso la fornitura di strumenti che vanno aldilà delle mere nozioni da imparare.

Il mercato del lavoro cerca tecnici? Cerca persone che abbiano colmato i propri gap di conoscenza di determinate materie’ Si, ma non solo. Cerca soprattutto persone capaci di risolvere problemi, di relazionarsi con gli altri, che sanno comunicare ed ascoltare, che sanno imparare facendo in modo veloce e che abbiano caratteristiche di flessibilità e versatilità, che di certo non vengono date da una modalità di insegnamento incentrata sulla performance rispetto alle istruzioni fornite dal docente e dal libro di testo.

A cosa serve prendere 10 all’interrogazione di fisica quando poi lo studente non è in grado di misurarsi con la complessità e l’adattabilità richiesta oggi nel mondo del lavoro?

Sarebbe interessante una riflessione concreta sulla qualità dell’offerta formativa, che in futuro, ci auguriamo possa dare maggiore enfasi alle inclinazioni e alla felicità degli studenti, accompagnati da un corpo docente in grado di saper affascinare, stimolare, rendere partecipe, guidare.

I primi a essere soggetti a giudizio non dovrebbero essere gli studenti, ma i docenti e le scuole, che potranno funzionare bene solo se messe in competizione tra di loro, evitando l’appiattimento dell’offerta formativa, e in molti casi la mancata “educazione” in senso stretto, che ha trasformato la scuola degli ultimi decenni in un pagellificio dove conta solo il voto finale e dove tendenzialmente questo è pure quasi sempre positivo.

Infatti gli ultimi dati parlano chiaro sui promossi e bocciati nelle nostre scuole: Tra gli anni scolastici 2013/2014 e 2018/2019 negli istituti superiori i promossi sono cresciuti di circa 8 punti percentuali. E agli esami di terza media e di maturità vengono ammessi quasi tutti i candidati.

Nel 2019 i promossi nelle scuole superiori sono saliti al 73% del totale, facendo una media tra il 70,6% delle classi prime e il 75,6,% delle quarte. Nello stesso arco di tempo la percentuale di bocciati si è ridotta dal 9,8% al 7%. Diminuiti anche i giudizi sospesi con debito scolastico: erano il 25,1% nel 2013/2014, sono diventati il 20% nel 2018/2019. Tra questi il 93,3% a settembre è stato ammesso, mentre il 6,7% ha dovuto ripetere l’anno.

Voto finale

Insomma praticamente tutti promossi, poca meritocrazia, il che non ha molto a che fare con il termine “educazione”: a cosa serve studiare molto ed impegnarsi quando anche i compagni di classe meno “performanti” vengono comunque promossi? Cosa si dovranno aspettare gli studenti dopo la scuola dell’obbligo? E cosa la società da loro? Ai posteri l’ardua sentenza.

Tags: educazioneeuropaformazioneistruzioneitaliascuolasistemi educativi
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